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Il giornalista oggi: reinventarsi o (ri)scoprirsi?

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Il ruolo del giornalista nella realtà contemporanea, periodo di crisi tra il modello cartaceo e quello virtuale: è questo il tema della conferenza organizzata dalla “Milton Friedman Society: Studenti Bocconiani Liberali” il 4 Ottobre scorso. Ospiti della nostra Università sono Alessandro Barbano, vicedirettore de “Il Messaggero”, e Maurizio Ferraris, filosofo. Scelta azzeccata, al di là dei nomi, in quanto la tematica oggetto d’esame riesce ad essere percorsa nell’ambito di due direttrici che sono sì diverse, ma inevitabilmente correlate: da un lato, si gettano le basi del problema in un’ottica prevalentemente teorica,dall’altro, si riesce a capire come tali premesse si calino poi nella realtà del pratico: nel caso di specie, il giornalista. L’incontro vuole anche essere, se vogliamo, il trait d’union tra le ultime due fatiche dei relatori: “Manuale di giornalismo” di Barbano e “Manifesto del nuovo realismo” di Ferraris.

Le premesse sono quasi ovvie: il virtuale ormai pervade la nostra realtà quotidiana; ma quanto ciò ha influito sulla percezione che noi tutti abbiamo di quello che effettivamente avviene nel mondo? Quali sono i mezzi che oggi utilizziamo per acquisire informazione? Come cambia in ragione di ciò il ruolo del giornalista? E come, invece, quello del lettore?

La nostra società sta inesorabilmente subendo una metamorfosi, che la sta portando ad avere esperienza di un fenomeno di informazione collettiva: siamo costantemente bombardati di notizie. Da ciò, la necessità per il lettore di selezionare le informazioni, capire quali siano fallaci e quali reali, comprendere cosa sia fatto e cosa sia opinione, sapere che peso dare ad un tweet e quale ad una dichiarazione ufficiale. Da ciò, la necessità delle testate giornalistiche di reinventarsi, di trovare nuovi equilibri tra carta stampata e web, con l’immediata conseguenza di comprendere come riuscire a guadagnare in immediatezza senza perdere in qualità. Da ciò, i mutamenti nel finanziamento dell’informazione, con i pubblicitari che tengono più in conto gli accessi alla testata virtuale che le copie acquistate. Da ciò, la necessità per il giornalista di rivedere il suo ruolo… anzi, no: di scoprirlo. Ed è qui che forse arriva la sorpresa: secondo Barbano, infatti, nel nostro Paese non si è mai veramente investito nella formazione del giornalista, inteso come un professionista con peculiarità a sé stanti. Tra l’altro, è proprio qui che sta la risposta di Barbano agli interrogativi sopra posti: il giornale continuerà ad esistere anche in futuro, così come ci sarà sempre necessità di professionisti dell’informazione, proprio perché specifiche sono le competenze necessarie a fornire un’informazione che tenga conto delle realtà in quanto tale. Soluzione al problema, dunque, starebbe nel creare delle nuove modalità di formazione del giornalista che non si limitino alla pratica nella redazione: un “Manuale di giornalismo”, appunto.

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Giovanni Gaudio

giovanni.gaudio@studbocconi.it

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