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Interviews

GUIDO BRERA SI RACCONTA: FINANZA, IDIAVOLI.COM E FUTURO DELL’EDITORIA

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Primo confronto del prestigioso ciclo d’interviste ai protagonisti della finanza, dell’imprenditoria e dell’industria italiana.

Londra

Di Gianfranco De Nigris.

Con allusione istrionica, Dagospia lo definisce “er lupo de noantri”: un Jordan Belfort dai natali capitolini. Se già, però, al wolf of Wall Street – data la sua specchiata condotta professionale – lo accomuna esclusivamente un innato senso degli affari finanziari, de noantri – di comune – Guido Maria Brera ha davvero poco, tant’è vero che sempre la rassegna stampa online di Roberto D’Agostino non esita a eleggerlo il miglior trader d’Italia e d’Europa. Una carriera lavorativa eccellente: cofondatore di Kairos, prima società di gestione del risparmio indipendente in Italia, gestore di Finec o SIM del fondo Cisalpino Indice, numero 1 tra i fondi azionari italiani nel 1996. Per non farsi mancar nulla, anche scrittore del chiacchierato romanzo “I Diavoli”, ambientato nei salotti della finanza globale.

Fare carriera in finanza oggi è più difficile rispetto agli anni in cui Lei hai intrapreso tale percorso? Un aneddoto attinto dai Suoi esordi e un consiglio per gli studenti che si affacciano all’universo del trading.

La finanza oggi è più complessa di quanto lo era trent’anni fa. Ai miei tempi, per anticipare la concorrenza mi era sufficiente una copiosa lettura della stampa internazionale accompagnata a un’analisi politica di dettaglio, perché le redini degli equilibri della politica internazionale le manovrava la politica. Quella odierna è l’età delle macchine e degli algoritmi che sostituiscono – o si vorrebbe sostituissero – il genio umano. E la politica non comanda più: oggi la House of Cards sta al piano inferiore rispetto al tredicesimo. Consiglierei allora di imparare a conoscere quanto accade al tredicesimo piano, una sezione del sito idiavoli.com, dove i personaggi del libro, provenienti dal mondo della finanza, prendono vita. Idiavoli.com è un progetto editoriale che si muove su più livelli, un esperimento di giornalismo narrativo. Ma non solo. È anche lo spin-off dell’omonimo romanzo. Pubblica contemporaneamente video-interviste a personaggi reali e fanta-interviste ai personaggi del libro. Lì ci trovate molti strumenti destrutturanti la realtà dei nostri tempi.

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Alla luce della crisi del credito italiano e dell’affaire Deutsche Bank in Germania, l’Europa rischia di ritrovarsi in mezzo a una crisi bancaria nel breve-medio periodo?

Ne avverto i prodromi poiché con l’approvazione del bail-in, gli stati nazionali non possono salvare le banche: un topolino può far crollare la montagna. Guarda, ricordo che era il 2013 e stavo scrivendo l’ultimo capitolo de “I diavoli”. Immaginavo proprio la corsa agli sportelli come arma finale della finanza biopolitica. Pensavo di essere troppo distopico. Non lo sono stato affatto.

Nel dibattito pubblico italiano il tema dell’abbattimento del debito stenta a emergere. Probabilmente non si è preoccupati sul versante dello spread e degli interessi grazie al quantitative easing. La trova una convinzione condivisibile o insensata?

Il quantitative easing è una costituzione finanziaria globale, fin quando la si accetta non ci sono problemi. Se si prova ad uscirne, lo spread e i rendimenti dei nostri titoli di Stato torneranno ad essere un problema assai importante.

Le chiedo una sua previsione sul fenomeno – che tutti paventano – dell’esodo delle banche londinesi: quale sarà la nuova sede delle banche che traslocheranno dalla City? Milano sarebbe pronta ad accoglierle? Cosa ne sarà delle oltre 70mila persone che ci lavorano ora?

Siete sicuri che davvero avverrà la Brexit che oggi tutti si immaginano?

Secondo Lei, l’editoria ha un futuro nell’era del digitale?

Guarda, il futuro è quello che stiamo provando a fatica a fare noi de idiavoli.com. Assumere gli scrittori, i disegnatori e i giornalisti più promettenti e chiuderli in un laboratorio pensante assieme a due o tre elementi che fanno finanza da una vita per leggere e riscrivere le notizie e la realtà con linguaggi diversi. Dalle serie tv, alle serie web, alla fiction finanziaria de Il tredicesimo piano, i personaggi del libro e non solo che prendono vita propria. Quello è il futuro. E noi speriamo di poterlo vivere da protagonisti.

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Ci può illustrare la mission de “I Diavoli” e come è nata l’idea di andare “oltre il romanzo” con il progetto di giornalismo che si pone come sequel?

Comincerei leggendo il libro (I diavoli, ndr) e poi seguendo Il tredicesimo piano. Lì i personaggi si muovono e parlano della realtà: si chiama spin off narrativo. Chiede attenzione ai lettori ma offre una view che nessuno al momento sui normali giornali spin-off e off-line può darvi.

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