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ARTISTI, ESISTE ANCORA UNA SPERANZA PER LORO?

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van gogh disperazione

di Margherita Maccari

RIFLESSIONE SULL’INCURABILE LEGAME TRA ARTE E DEPRESSIONE

«Non soffrire, lho fatto perché è meglio per tutti»

-Vincent Van Gogh

«I can’t go on spoiling your life any longer.»

– Virginia Woolf

Vincent Van Gogh e Virginia Woolf sono due esempi di personalità artistiche che hanno sviluppato nel corso della loro esistenza un forte desiderio di suicidio.

Si possono definire artisti tutti quegli uomini troppo sensibili da non possedere la capacità di trattenere dentro di sé il veloce flusso della coscienza, e da sentire il bisogno di dipingerlo, scolpirlo, fotografarlo, recitarlo, scriverlo o cantarlo; ma che per questa loro ammirabile dote spesso sono spinti a volere ardentemente la fine assoluta di sensi, pensieri e vita. La loro dote è – e rimane – comunque ammirabile: innanzitutto in quanto bisognerebbe sfidare qualunque altro comune mortale ad avere lo stesso coraggio di guardare il proprio animo concretizzato in un’opera d’arte; in secondo luogo per via della loro controcorrente affinità con la morte, che tendenzialmente costituisce la paura per eccellenza del genere umano – bisogna essere davvero “strani” per fare una domanda alla Harry, nel film Harry ti presento Sally di Rob Reiner: «Ci pensi mai alla morte?» -. Essi spesso sono spinti a volere ardentemente la fine di ogni realtà dal momento che, essendo particolarmente sensibili, capiscono l’infelice fregatura che si cela dietro al sottile velo che sembra ricoprire le cose che, dopotutto, sono solo nullità a cui unicamente noi possiamo dare un senso.

Come non tutti gli artisti sviluppano il desiderio di suicidio, allo stesso modo non tutti gli individui che desiderano la morte sono artisti. Dati statunitensi, come riportato dal Clinical Psychological Rewiew, indicano però che tra coloro che svolgono professioni creative la percentuale dei maniaco-depressivi è di oltre l’8%, mentre nella popolazione generale e solo dell’1%. Gli studi specifici condotti finora sono stati effettuati su casi singoli, come quelli fatti dalla psichiatra e saggista Kay Redfield Jamison, professoressa presso la Johns Hopkins University School of Medicine e l’University of St. Andrews, e riportati nel suo libro Touched by the fire: Maniac-Depressive Illness and the Artistic Temperament.

La differenza tra coloro che soffrono di sindrome maniaco-depressive e chi, invece, possiede una personalità artistica, che lo porta alla depressione, è data dal semplice fatto che i primi vengono colpiti dalla malattia, mentre i secondi possiedono un animo malato e sono pertanto stabili nella loro condizione. Questi ultimi vedono la morte come unica soluzione alla sofferenza interiore e anche alla sofferenza degli altri, i quali, standogli accanto, ne subiscono gli effetti devastanti; in un modo o nell’altro, si sentono sempre e comunque incompresi nel loro essere e nella loro arte e si suicidano egoisticamente, convinti delle loro “buone ragioni”.

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Non esiste una soluzione attuabile per curare gli animi profondi dei nostri amati artisti a cui dobbiamo tutte le fughe dalla realtà quotidiana. Uno “sconosciuto” chiamato Giacomo Leopardi ha teorizzato l’amore, trasformatosi poi in una affettuosa solidarietà, come illusione per eccellenza in grado di salvare da quell’infelice fregatura qual è la realtà, ma purtroppo per i più sensibili non ha funzionato. Nel caso di Vincent Van Gogh l’amore è stato sempre troppo complicato, tanto da essere una delle numerose cause, insieme al delicato gesto di tagliarsi un orecchio, per cui il pittore è stato riconosciuto come mentalmente instabile e ricoverato in un ospedale psichiatrico in Provenza. Virginia Woolf, invece, era sposata e innamorata, suo marito Leopold riuscì a risollevarla da uno dei suoi crolli nervosi una volta ma la successiva fallì.

Ciò che rimane a noi uomini, di fronte a personalità artistiche tanto strabilianti, è la facoltà di ricordarle e non dimenticarle affinché diventino senza tempo, e allo stesso tempo studiarle per capirne le sfumature comportamentali e perderci nelle loro opere.

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